(di Padre Carlo Palestina)
Chiesa matrice di San Lorenzo Martire – oggi Santa Maria della Croce
Per le numerose trasformazioni e i notevoli ampliamenti subiti nel corso dei secoli, forti difficoltà si presentano nel leggere l’impianto primitivo del monumentale complesso della chiesa matrice di San Lorenzo Martire.
Ad una attenta lettura dei pochi reperti, come le caratteristiche lobature delle trifore poste in alto ai lati del transetto, datate dalla Soprintendenza di Matera alla seconda metà del secolo XIV, si può parlare, almeno come ipotesi, addirittura di un precedente edificio di sapore bizantino.
Non vi sono dubbi che non è, come si è detto, la chiesa voluta da Federico d’Aragona nel 1491. Basta consultare i numerosi atti notarili conservati nell’archivio diocesano di Matera, e si ricorda, per un solo esempio, l’istrumento del notaio Errico Appio, che riporta la donazione del 1443 alla chiesa di San Lorenzo di Uggiano (Ferrandina) di un terreno detto Serra di San Pietro, da parte di Pietro De Nigris.
E, a maggior conferma, nel “Libro delle esazioni” del 1478, voluto dal papa Sisto IV e conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, l’arciprete di Uggiano, “Donino Joanne de Caiete paga un’oncia per la comune massa de la ecclesia de Sancto Laurentio”.
Santa Maria de Loreto – oggi Purgatorio
Le premesse storiche della chiesa di Santa Maria de Loreto sono legate ala famiglia del Balzo, duchi di Andria, e precisamente a Pirro del Balzo, che per la devozione verso S. Domenico, aveva voluto un convento dei padri domenicani “in dieta terra de Ogiano ad soe proprie spese”.
Con la bolla di Leone X, dell’11 dicembre 1517, i padri domenicani costruiscono una loro sede, nelle vicinanze della chiesa di S. Maria de Loreto.
Un bassorilievo, con lo stemma della famiglia Del Balzo, che riproduce un cimiero posto su una ruota raggiante, rimane oggi a conferma come un elemento decorativo della facciata della chiesa, segno tangibile di gratitudine dei padri domenicani verso la generosa famiglia benefattrice.
Convento di San Domenico
Nelle immediate vicinanze della “Cittadella”, dove dominavano i palazzi delle famiglie più distinte di Ferrandina, nei primi decenni del ‘700 s’innalza l’imponente mole del complesso conventuale di San Domenico, dove si trasferiscono i padri domenicani dalla dimora primitiva vicino alla chiesa della Madonna de Loreto.
Il progetto dell’opera è stato affidato all’ingegnere D’Andrea Moltò di Roma, e per la costruzione giungono maestranze specializzate dalla Puglia e dalla Campania. E su tutti mastro Di Mauro e mastro Nicola. Carleo di Cava dei Tirreni.
La grandiosità del progetto e la complessità dei lavori vedono il traguardo solo nel 1790, a pochi anni dalla soppressione del 1809.
Oggi, il complesso monumentale accoglie la biblioteca comunale, l’archivio storico comunale, il liceo scientifico, e il chiostro viene adibito per attività culturali e rimane contenitore naturale ideale per ospitare mostre di alto livello. Consulta “La cupola di San Domenico” (di Felice Lafranceschina).
Monastero di Santa Chiara
Nel mese di giugno del 1610 tutto il clero regolare e secolare di Ferrandina è presente alla posa della prima pietra del monastero.
Il monastero viene costruito su preesistenti strutture di una “antica fortificazione”, testimoniata in modo evidente dalla tozza torretta quadrangolare, residuo di un probabile avamposto di avvistamento sulla sottostante valle del Basento.
Il grandioso complesso è stato fortemente voluto dalle famiglie benestanti, non solo di Ferrandina, interessate a monacare le loro figlie per tutelare l’integrità del patrimonio familiare.
E le famiglie Cantorio e De Leonardis di Ferrandina sono state particolarmente interessate a patrocinare l’elezione di una componente della propria famiglia a badessa del monastero, per assicurarsi la gestione dei pascoli dei possedimenti del monastero.
Gli ultimi restauri hanno ridato valore alla chiesa, e soprattutto agli ambienti del monastero che oggi si offrono come contenitori di attività culturali.
Convento di San Francesco – già Santa Maria del Carmelo
La nuova famiglia francescana dei frati minori dell’osservanza arriva a Ferrandina nel 1614, in un primo momento presso la cappella di Santa Maria le Grazie, e successivamente presso la cappella di Santa Maria del Carmine, poco fuori della città, ove sorge il convento.
La chiesa e il convento hanno avuto un notevole sviluppo nei primi decenni del ‘700, specie con le famiglie De Leonardis e Catalano. Con fra Geronimo da Ferrandina si ha la costruzione della navata sinistra della chiesa.
Il convento ha subito il degrado dell’abbandono dopo la soppressione. Da poco tempo sono stati effettuati lavori di restauro, e gli ambienti si aprono ad una prospettiva di possibile riutilizzo.
Convento dei Cappuccini – già San Pietro
Nel corso della sua espansione nei primi decenni del secolo XVI, la nuova famiglia dei francescani cappuccini arriva a Ferrandina il 23 ottobre 1566. La prima dimora dei frati probabilmente è da ubicarsi in contrada Croce, tra via Mazzini e via del Metano. Ma la precarietà del luogo scelto rende in breve tempo inagibile la dimora dei frati.
Sulla spinta della generosa offerta di 5.000 scudi offerti dalla signora Giovanna Nigro, ritenuta a giusto titolo “Madre dei cappuccini”, nel 1615, un grande concorso di popolo, accompagna la statua di San Pietro nella nuova sede dei padri cappuccini, di fronte alla quale nel 1616 viene innalzata la Croce caratteristica propria dei padri cappuccini.
E questa volta – come scrive lo storico fra Mariano da Calitri – la scelta del sito “fu felicissima perché di là si gode un esteso e variato panorama, che va dal mare Jonio ai paesi delle Pugile”.
La dedica della chiesa a San Pietro è dovuta per conservare il titolo della cappella demolita per costruire la nuova chiesa.